La CATTEDRALE di FERMO dedicata alla VERGINE MARIA ASSUNTA in CIELO…
… affonda le sue origini architettoniche e monumentali nella chiesa paleocristiana della quale rimangono elementi strutturali e soprattutto decorativi al di sotto dell’attuale pavimento della navata centrale. Questo primo edificio venne ampliato al tempo del vescovo Lupo (823-844) e successivamente, nel 1176 distrutto durante il saccheggio compiuto da Cristiano di Magonza per ordine di Federico Barbarossa. Nel 1227, una iscrizione posta alla destra del portale laterale, fissa il momento, in cui venne edificata, ad opera di Mastro Giorgio da Como, una nuova grandiosa basilica della quale rimane solo la facciata, la torre campanaria e la porzione che comprende il portale laterale.
Gli studi attestano la presenza di tre portali lungo la parete laterale della cattedrale romanico gotica: un primo quello che rimane, uno centrale con la raffigurazione dell’Annunciazione e probabilmente le riproduzioni della storia della vita della Vergine Maria, alla quale la chiesa è sempre stata intitolata ed uno più ad est del quale non resta memoria. Intorno al 1781 l’arcivescovo Andrea Antonio Silverio Minucci fece demolire il resto della chiesa per ricostruirla, in un lasso di tempo di circa otto anni, in stile neoclassico su progetto di Cosimo Morelli con modifiche di L. Paglialunga.
Durante gli scavi effettuati negli anni 1934-35 sotto il pavimento del cattedrale furono messi in luce resti murari di età imperiale con laterizi recanti bolli dell’età di Antonino Pio, e più consistenti strutture murarie e pavimentali della basilica paleocristiana risalente al VI secolo. Quest’ultima era a tre navate divise in file di quattro colonne con presbiterio rialzato; delle decorazioni musive del pavimento rimane oggi in vista soltanto quella absidale, raffigurante due pavoni araldicamente disposti ai lati di un kantharos sormontato dal chrismon, motivo dipendente dalla cultura ravennate.
Nel luglio del 1962 papa Giovanni XXIII la elevò alla dignità di basilica minore.
ESTERNO
La facciata della cattedrale è in pietra d’Istria, scandita da sottili lesene, e presenta al centro un elegante portale con fasci di colonne scolpite, sormontato da un’ampia cuspide racchiudente la statua della Vergine: in asse è posto il grande rosone con dodici colonnine decorate con motivi tortili e a spina di pesce, desinenti in eleganti archi trilobati ravvivati da tessere musive policrome, opera dello scultore fermano Giacomo Palmieri (1348). Il lato sinistro è occupato dalla torre campanaria, il cui inserimento in corrispondenza della navata laterale ha forse determinato la caratteristica asimmetrica della facciata, il cui culmine non corrisponde alla posizione del portale e del rosone.
CAMPANE e TORRE CAMPANARIA
Le campane più antiche erano in ferro fin dal sec. VIII; si fusero in bronzo (rame e stagno in rapporto 4:1) con aggiunta di antimonio e piombo per rinforzare il suono. La loro benedizione era molto solenne e piena di segni, chiamata anche battesimo, in quanto simboleggiavano la voce di Dio.
Sulla torre del duomo attualmente ci sono cinque campane, intonate per fare un concerto; sul tetto della cattedrale, troneggia dal 1423 la scultura di un gallo.
LA PORTA SANTA
Il portale laterale è chiaramente concepito in modo unitario con quello della facciata: identica la struttura – minore profondità nello strombo – medesima, pur semplificata, l’impostazione della decorazione. Un arco a tutto sesto, incorniciato da decorazioni floreali, poggia su due pilastri anche essi decorati con volute vegetali che prendono il via dalle fauci di due animali feroci posti in basso, ai piedi del portale e che avviluppano animali simbolici, ed altri personaggi. Le volute vegetali, i tralci di vite, i pampini e i grappoli d’uva rinviano palesemente al messaggio evangelico “Io sono la vite e voi i tralci, chi rimane in me e io in lui porta molto frutto” (Gv. 15,5) oltreché al mistero eucaristico. I girali sono inoltre in numero di otto, cifra simbolica che rinvia al significato profondo dell’ “ottavo” giorno, il giorno successivo al sabato ebraico, quello della Resurrezione e di una rinnovata creazione ad opera del Cristo. La decorazione si dipana dal basso racchiudendo, nella parte sinistra un uccello che tiene in bocca un grappolo d’uva, una specie di mostro dal corpo di serpente e dalle ali di aquila, una immagine illeggibile, un’altra molto erosa forse un grappolo d’uva, una più in alto con tralci vegetali, ed infine, rompendo in qualche modo l’equilibrio decorativo, un personaggio che sostiene un basamento sul quale a figura intera poggia San Pietro inequivocabilmente identificabile dalla presenza delle chiavi. Nello stipite destro, sempre osservando la decorazione dal basso, ammiriamo un uccello che ha nel becco un grappolo d’uva, un leone rampante, un altro uccello, un animale mostruoso dal lungo attorcigliato corpo di serpente con le ali e gli artigli, un animale feroce, probabilmente un lupo con le fauci spalancate, un grifone, un aquila e in alto, in posizione speculare a San Pietro, un San Giovanni Evangelista con in mano il libro del vangelo e su inciso il suo nome.
La lunetta del portale è composta da tre figure tagliate a tre quarti: al centro il Cristo morto, a sinistra la Madonna a destra San Giovanni. Si tratta probabilmente della scultura più antica di tutta la parete esterna della Cattedrale. Un lavoro di piena epoca romanica (sec. XIII), di grande effetto e di esemplare semplicità. La figura di Cristo nell’abbandono della morte, fortemente rimarcata nei segni del volto, nel capo reclinato e nelle mani a croce abbandonate sul corpo. La Vergine fissa e di tre quarti è nell’atto di presentare il Cristo; il panneggio ha echi classici pur nella sua semplicità ed essenzialità. San Giovanni stravolto dal dolore ha una mano sul capo piegato a sinistra e l’altra sospesa in un gesto che indica il Cristo.
Nel 1995 furono fusi i battenti del portone bronzeo. Nella parte più in basso una lunga didascalia ricorda l’evento: “In occasione della chiusura dell’XXXVII Sinodo diocesano e del XXV anniversario dell’ordinazione episcopale del loro pastore Cleto Bellucci, la Chiesa fermana e l’Associazione Amici di Fermo offrono questo portale scolpito dal maestro Aldo Sergiacomi in onore della Patrona Maria Assunta in cielo.” Le immagini a bassorilievo che sormontano il testo ricordano gli eventi citati.
INTERNO
L’interno della cattedrale, risalente nella sua conformazione attuale al XVIII secolo, è in stile neoclassico.
La chiesa è a tre navate separate da archi a tutto sesto ed ha un doppio transetto. La navata maggiore e il transetto sono coperti con volta a botte cassettonata, mentre le navate minori con cupolette, anch’esse cassettonate. La navata centrale termina con la profonda abside, all’interno della quale si trova il presbiterio, rialzato di alcuni gradini rispetto al resto della chiesa, riformato dopo il Concilio Vaticano II. Alle spalle dell’altare maggiore barocco, in marmi policromi, al di sopra del coro ligneo, vi è il gruppo scultoreo dell’Assunzione di Maria in Cielo.
ORGANI a CANNE
Organo Mascioni
Sulla cantoria nella parete sinistra dell’abside, entro un’apposita cassa lignea, si trova l’organo a canne Mascioni opus 322, costruito nel 1914 utilizzando parte del materiale fonico del precedente strumento, opera di Gaetano Callido.
L’organo, restaurato nel 2003, è a trasmissione pneumatico-tubolare e la sua consolle ha due tastiere di 58 note ciascuna e pedaliera concava di 27 note. I registri sono in totale 20 con 1396 canne, delle quali 829 provenienti dallo strumento di Callido.
Organo Callido
Nel transetto, a pavimento, si trova l’organo a canne Callido opus 398, costruito nel 1803 per la chiesa dell’Angelo Custode e collocato nella cattedrale nel 2003, anno in cui è stato restaurato da Michael Formentelli.
Lo strumento è a trasmissione integralmente meccanica sospesa, con un’unica tastiera di 47 note con prima ottava scavezza e pedaliera a leggio di 17 note con prima ottava scavezza.