Inaugurato nel 2004, il Museo Diocesano è stato fortemente voluto e seguito nella sua realizzazione dall’Arcivescovo Mons. Cleto Bellucci, è ubicato a fianco della Basilica Cattedrale Metropolitana, nei locali un tempo occupati dall’estinta Confraternita del Suffragio.

I criteri, seguiti nell’allestimento espositivo, tentano di mediare due aspetti importanti: tipologia delle opere e la storia religiosa di una comunità, sparsa nella vasta Arcidiocesi, ma che ha come punto di riferimento la Cattedrale.

Le opere sono, infatti, una scelta di quelle conservate nel tesoro della cattedrale stessa, con l’aggiunta di altre provenienti dall’Episcopio, da chiese di Fermo e della Arcidiocesi. Spaziano dal paleocristiano al ‘900, ripercorrendo le diverse fasi costruttive della Chiesa, la presenza di insigni vescovi, i rapporti con il papato (tre vescovi fermani sono saliti al soglio pontificio), la liturgia, la devozione.

Poiché le suppellettili, gli arredi, i dipinti, i paramenti hanno sempre un preciso riferimento al culto cristiano nei molti secoli di storia e hanno impresse le norme delle diverse riforme liturgiche, spesso risultano di difficile interpretazione ed è arduo coglierne il valore, il significato, l’uso.

Le sezioni più ampie sono così costituite: l’argenteria (calici, ostensori, pissidi …) che offre molti lavori di celebri argentieri e orafi romani (Valadier, Sagna, Bortolotti ecc.) e locali (Piani, Raffaelli); i paramenti, tra cui spicca la notissima casula di arte araba appartenuta a S. Tommaso Becket; la pinacoteca poi si dispiega in due sale e raccoglie opere di celebri artisti (Crivelli, Barocci, Maratta, Pomarancio, Giacquinto, Hayez …).

Un gruppo a parte, nella prima grande sala, raccoglie autentici capolavori che costituiscono la parte più cospicua del tesoro della Cattedrale: vi si possono ammirare, tra gli altri, un messale miniato da Ugolino da Milano, la stauroteca di Pio III, il pastorale di tartaruga e madreperla di Sisto V, il grande ciborio in bronzo dei fratelli Lombardi-Solari.

 

SALA DEL TESORO

La Sala del Tesoro, chiamata così perché conserva gli oggetti più preziosi del Tesoro della Cattedrale, è la prima sala del Museo Diocesano qui troviamo il bellissimo messale de Firmonibus, un codice miniato da Giovanni di Ugolino da Milano nel 1436 su commissione di Giovanni De Firmonibus da cui prende il nome.

Questo codice, straordinario esempio di arte gotica, contiene trentuno iniziali miniate, decorate o istoriate, due pagine con grandi fregi e miniature marginali, due illustrazioni a piena pagina. La pagina più conosciuta è sicuramente quella della Cavalcata, dove è raffigurato lo storico corteo in onore dell’Assunta.

Continuando il nostro percorso troviamo la Stauroteca, una croce reliquiario donata da Francesco Todeschini Piccolomini, futuro Pio III, nel 1503, sicuramente la sua realizzazione è ben più antica e di manifattura veneziana, per la decorazione a filigrana. Nelle terminazioni dei bracci sono inserite miniature rappresentanti sul recto i protagonisti della Crocifissione, sul verso i simboli degli Evangelisti.

Altro oggetto prezioso è il pastorale appartenuto a Sisto V poi donato alla Diocesi. E’ un pastorale in tartaruga con intarsi in madreperla e nel nodo il cristallo di Rocca, la tartaruga venia lavorata nell’Ottocento in Sicilia e a Napoli ma i disegni presenti nel nodo farebbero pensare alla Sicilia in quanto di derivazione islamica.

Il tabernacolo bronzeo presente in questa sala, risalente al XVI secolo, realizzato per la cattedrale dalla bottega dei Lombardi-Solari, era collocato sopra ad un altare, quindi ad un’altezza diversa da quella attuale per cui l’occhio cadeva subito sulla fascia ottagonale rappresentante le scene più importanti della vita di Gesù. Il tamburo centrale è decorato con foglie e tralci di uva mentre la parte terminale del ciborio ospita una serie di statue dei Dodici Apostoli e Cristo Redentore.

 

SALA DEGLI ARGENTI

la Sala dell’oreficeria è ubicata al primo piano del museo e conserva  opere di argenteria e suppellettili sacre.
Troverete qui teche dedicate alla storia dei calici, un servizio pontificale realizzato dal Valadier e reliquiari

Tra le opere più interessanti vi è il Razionale, un fermaglio da piviale, appartenuto ad Alessandro Borgia, realizzato in metallo dorato.

Sul davanti sono incastonate sessantacinque gemme colorate e dietro incisi i nomi dei sessantacinque comuni facenti parte della Diocesi di Fermo.

Nella stessa teca la brocchetta di arte fatimide con la reliquia di San Cesonio.  Questo reliquiario fu donato alla città di Fermo dall’Arcivescovo Rinucci. Anche se la brocchetta è stata assemblata nel Seicento il cristallo di rocca è databile all’anno Mille.


PINACOTECA

La pinacoteca del museo Diocesano si sviluppa su due piani, uno inferiore dove sono collocate tavole del XV-XVI secolo e un piano superiore con dipinti su tela risalenti al XVII-XVIII secolo.

Al piano inferiore si ammira subito  il maestoso polittico di Fra Marino Angeli, questo polittico risale alla metà del XV secolo e proviene dalla parrocchia di San Procolo di Collina oggi frazione di Monte Vidon Combatte.

Altre due opere che sicuramente incuriosiscono il visitatore sono le due tavole di Vittore Crivelli, una Madonna con il Bambino e una Pietà entrambi facenti parte del  polittico di San Giuliano che però è stato frammentato.

La Madonna con il Bambino è la tavola centrale del polittico e molte sono le simbologie presenti in questo dipinto, il giglio in mano al Bambino come simbolo di purezza e tutti i frutti nella parte alta che alludono a riferimenti biblici.

Salendo al piano superiore della pinacoteca troviamo dipinti attribuiti a Carlo Maratta, Corrado Giaquinto, Il Pomarancio e  Hayez.


PARAMENTI
Sia il piano terra che il primo piano del museo ospitano  una serie di paramenti sacri.

Al piano terra, adiacente alla sala del tesoro, è esposto un piviale, due pianete e due dalmatiche ricamati con filo d’argento, utilizzati per la messa Pontificale.

al piano superiore invece per lo più troviamo pianete databili tra il seicento e il novecento realizzate a mano con tessuti di pregio, seta o raso.

i tessuti presentano motivi di varia natura: motivi vegetali che hanno valore simbolico (gigli, spighe, uva, ecc.) o solo decorativo; simboli eucaristici o altri simboli, come ostia raggiata, calice, croci, monogramma cristologico o mariano, emblema di ordini religiosi, stemma di vescovi o prelati in genere. In alcuni casi vi erano addirittura figure o scene dipinte o ricamate. Ogni forma decorativa ivi presente risulta comunque attinente o alla celebrazione che si compie, o alla festività o al celebrante o all’ordine religioso o alla chiesa in cui si compie.