Giornata speciale, quella di oggi, 15 dicembre, per la città di Fermo. Anche se ancora poco conosciuto o in parte dimenticato, la Chiesa Fermana fa memoria oggi di un Beato della Congregazione di San Filippo Neri, il terzo dei beati filippini in ordine di glorificazione, innalzato agli altari da papa Leone XIII nell’Anno Santo 1900 (30 settembre). Si tratta del Beato Antonio Grassi, nato a Fermo il 13 novembre del 1592, vissuto per gran parte della sua vita nel complesso conventuale della città (attuale palazzo del Tribunale), morto il 13 dicembre 1671.
Per riprendere il ricordo e la devozione verso il Beato Antonio Grassi, già dallo scorso anno, nella domenica successiva la memoria liturgica del 15 dicembre, in Cattedrale viene fatto un momento di preghiera “dedicato” al termine della messa delle ore 12.00. A presiedere l’eucaristia sarà l’Arcivescovo, S.E. Mons. Rocco Pennacchio, che domenica prossima, 18 dicembre, dopo aver celebrato la Santa Messa, scenderà in cripta per pregare alcuni istanti davanti all’urna di cristallo in cui sono custodite le spoglie del Beato Antonio Grassi.
Dopo aver concluso un importante intervento di restauro sia dei paramenti liturgici indossati dal beato Antonio, sia delle sue reliquie custodite in Cattedrale ed aver potuto collocare il corpo del Beato Antonio in cripta accanto al bellissimo sarcofago paleocristiano (recentemente “aperto” per rendere visibile l’interno e le ossa dei martiri in esso conservate), dalla Cattedrale fanno sapere di un nuovo progetto che prende avvio proprio oggi, 15 dicembre, memoria del beato Antonio Grassi: la stesura e successiva stampa di un libro tutto dedicato al beato filippino, grazie al quale, dal prossimo anno, numerosi fedeli potranno conoscere ed apprezzare uno dei pochissimi beati in Italia appartenenti alla Congregazione di San Filippo Neri.
Antonio Grassi nasce, come scritto sopra, a Fermo; entra nella congregazione l’11 ottobre 1609 e viene ordinato sacerdote il 17 dicembre 1617. Eletto ininterrottamente Preposto della Comunità fermana dal 1635 fino alla sua morte, esercitò il suo ministero nell’istruzione catechistica e spirituale, nella carità verso gli infermi ed i carcerati, nella cura dei fanciulli e dei giovani. Fu “angelo di pace” nel comporre numerose rivalità, e fu chiamato “padre dei poveri” per la carità eroica con la quale tutto distribuiva, persino i propri indumenti. Coltivò verso la Vergine una forte devozione, manifestata anche con i numerosi pellegrinaggi a piedi alla Santa Casa di Loreto, nel cui Santuario, il 4 settembre 1621, rimase prodigiosamente illeso da un fulmine che pure bruciò le sue vesti. Muore il 13 dicembre 1671 a Fermo e la fama di santità che godette in vita, si estese subito, in Italia e fuori, particolarmente in Germania, favorita da molti miracoli ottenuti per sua intercessione.